Uno stralcio tratto dal documentario sulla lotta della INNSE.
LA VICENDA INNSE
La INNSE di Lambrate è una piccola fabbrica di meccanica pesante, l’ultimo baluardo produttivo di quel grosso polo industriale che è stata la Innocenti di via Rubattino, a Milano. Lì si producevano le famose Lambrette e vi lavoravano 3mila operai. Poi, con le progressive ristrutturazioni e chiusure, la via si è trasformata in una lunga infilata di fabbricati abbandonati, tra i quali sopravviveva, appunto, lINNSE. Il proprietario Silvano Genta ha deciso di chiudere la fabbrica e lo scorso 31 maggio i suoi 49 operai hanno ricevuto una lettera che apriva la procedura di mobilità. Neanche la RSU era stata avvisata. Non c’è voluto molto per decidere che cosa si doveva fare: la notte stessa tutti i lavoratori sono entrati nella fabbrica e l’hanno occupata presidiandola giorno e notte. Per tre mesi hanno portato avanti la produzione lavorando da licenziati, senza intascare nulla, per consegnare ai clienti i pezzi che erano in corso di lavorazione e per dimostrare a tutti che il lavoro c’è, le macchine funzionano, e che quello che fa la INNSE e i suoi operai è una produzione di pregio. Tant’è vero che un cliente, il Gruppo Ormis di Brescia, ha dichiarato alla stampa e alle istituzioni di essere interessato a rilevare l’azienda triplicando il numero dei lavoratori. Eppure: la trattativa non è per ora andata in porto e non si è fatto nulla per agevolarla, anzi. Il fatto è che tutta l’area di via Rubattino è interessata da un Programma di Riqualificazione Urbana (P.R.U.) del Comune di Milano che prevede unarea residenziale, un business park, il Palazzo di Cristallo, un distaccamento della Facoltà di Farmacia e un Grande Parco Urbano, intitolato, ironia della sorte, proprio alla Lambretta. Oltre al Comune, gli interessi in campo sono quelli dell’immobiliare AEDES proprietaria dell’area su cui sorge l’INNSE - in grave dissento finanziario e pertanto ansiosa di far cassa - e dello stesso padrone Silvano Genta, che ha acquistato la fabbrica dall’amministrazione controllata per soli 700mila euro e vuole ora smantellarla rivendendo le macchine. A settembre gli operai sono stati sgomberati dalla fabbrica e hanno occupato una portineria abbandonata davanti ai cancelli. Da allora tengono un presidio giorno e notte per impedire al padrone di entrare in officina per portarsi via il macchinario. La loro speranza è che le istituzioni locali creino le condizioni affinché l’imprenditore che si era dimostrato interessato a comprare la INNSE sia messo nelle condizioni di farlo o che venga data la possibilità a qualcun altro di subentrare per riprendere la produzione.