Sosteniamo la lotta degli operai della INNSE e raccogliamo l'invito a distribuire il loro appello fuori dalle fabbriche di Peschiera Borromeo. Chiunque fosse interessato a partecipare scarichi il volantino (dal link sotto) o ci contatti (347 1331917 Silvia/ 327 7768746 Francesco).
Dopo 13 mesi di lotta, i lavoratori della INNSE chiamano a raccolta operai e società civile perché non permettano che gli interessi di speculatori e costruttori abbiano la meglio sulla volontà di mantenere la produzione sul territorio milanese. L’obiettivo è distribuire 10mila volantini fuori dalle fabbriche della provincia, perché si sia in tanti, fuori dai cancelli della INNSE, a sostenere questa lotta quando ce ne sarà bisogno (LEGGI E DIFFONDI L'APPELLO DELLA RSU INNSE) . Il proprietario Silvano Genta e il nuovo soggetto in campo, un imprenditore che ha acquistato da lui 4 macchine, premono infatti per entrare in fabbrica e smantellare il macchinario. Questo mentre la Regione Lombardia sta ancora trattando con degli imprenditori interessati ad acquisire la INNSE e i nuovi vertici dell’immobiliare AEDES si sono dimostrati più disponibili a favorire una ripresa produttiva sull’area di via Rubattino. Se venissero portate via le macchine tutti gli sforzi messi in campo diverrebbero vani. Non si tratta solo di sostenere questa lotta, ma di contrastare una politica del territorio che mette all’ultimo posto la difesa dell’occupazione. Guido Podestà inaugurerà il suo mandato probabilmente abolendo l’assessorato al Lavoro e focalizzandosi su tre temi: rifiuti, acqua ed Expo, come a dire che la gestione della Provincia si risolverà nell’assegnazione di appalti.
Uno stralcio tratto dal documentario sulla lotta della INNSE.
Uno stralcio tratto dal documentario sulla lotta della INNSE.
Di Silvia Tagliabue.
LA VICENDA INNSE
La INNSE di Lambrate è una piccola fabbrica di meccanica pesante, l’ultimo baluardo produttivo di quel grosso polo industriale che è stata la Innocenti di via Rubattino, a Milano. Lì si producevano le famose Lambrette e vi lavoravano 3mila operai. Poi, con le progressive ristrutturazioni e chiusure, la via si è trasformata in una lunga infilata di fabbricati abbandonati, tra i quali sopravviveva, appunto, lINNSE. Il proprietario Silvano Genta ha deciso di chiudere la fabbrica e lo scorso 31 maggio i suoi 49 operai hanno ricevuto una lettera che apriva la procedura di mobilità. Neanche la RSU era stata avvisata. Non c’è voluto molto per decidere che cosa si doveva fare: la notte stessa tutti i lavoratori sono entrati nella fabbrica e l’hanno occupata presidiandola giorno e notte. Per tre mesi hanno portato avanti la produzione lavorando da licenziati, senza intascare nulla, per consegnare ai clienti i pezzi che erano in corso di lavorazione e per dimostrare a tutti che il lavoro c’è, le macchine funzionano, e che quello che fa la INNSE e i suoi operai è una produzione di pregio. Tant’è vero che un cliente, il Gruppo Ormis di Brescia, ha dichiarato alla stampa e alle istituzioni di essere interessato a rilevare l’azienda triplicando il numero dei lavoratori. Eppure: la trattativa non è per ora andata in porto e non si è fatto nulla per agevolarla, anzi. Il fatto è che tutta l’area di via Rubattino è interessata da un Programma di Riqualificazione Urbana (P.R.U.) del Comune di Milano che prevede unarea residenziale, un business park, il Palazzo di Cristallo, un distaccamento della Facoltà di Farmacia e un Grande Parco Urbano, intitolato, ironia della sorte, proprio alla Lambretta. Oltre al Comune, gli interessi in campo sono quelli dell’immobiliare AEDES proprietaria dell’area su cui sorge l’INNSE - in grave dissento finanziario e pertanto ansiosa di far cassa - e dello stesso padrone Silvano Genta, che ha acquistato la fabbrica dall’amministrazione controllata per soli 700mila euro e vuole ora smantellarla rivendendo le macchine. A settembre gli operai sono stati sgomberati dalla fabbrica e hanno occupato una portineria abbandonata davanti ai cancelli. Da allora tengono un presidio giorno e notte per impedire al padrone di entrare in officina per portarsi via il macchinario. La loro speranza è che le istituzioni locali creino le condizioni affinché l’imprenditore che si era dimostrato interessato a comprare la INNSE sia messo nelle condizioni di farlo o che venga data la possibilità a qualcun altro di subentrare per riprendere la produzione.
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